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"Ma dai, è facile!". Perché incoraggiare nei compiti e nello studio non sempre funziona?

  • Maddalena Spandri
  • 21 dic 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

Se sei un #insegnante, un #tutor o un #genitore alle prese con i #compiti di tuo figlio, probabilmente ti è capitato diverse volte di pronunciare frasi del tipo:


- "Ma dai, è facile!"

- "E' la cosa più semplice del mondo!"

- "Ma vuoi che la maestra non ti abbia dato come compito qualcosa che non sei benissimo in grado di fare?"


Tutte queste frasi, sebbene pronunciate con le migliori intenzioni (ovvero quelle di spronare e motivare il bambino), non sempre funzionano. Anzi, a volte sembrano fungere da vero e proprio carburante per #capricci, #opposizioni e #frustrazioni. Ti sei mai chiesto perché?


Perché non conta ciò che può essere, agli occhi degli adulti, "oggettivamente" facile; quello che conta è la percezione del bambino.

Immagina di dover affrontare un compito nel tuo lavoro per te particolarmente insidioso, e di avere di fronte una persona che ne sminuisce la difficoltà. Come ti sentiresti?

Probabilmente anche tu proveresti frustrazione.


Anziché pronunciare frasi di questo tipo può essere molto più utile introdurre delle piccole #sfide, dicendo ad esempio:


- "Questo esercizio è particolarmente difficile, non so se ce la fai a svolgerlo, però provare non costa nulla!"

- "Credo che impiegherai almeno 15 minuti a finire, è difficile farlo in meno tempo".


In questo modo si abbasseranno le resistenze del bambino, e si sentirà legittimato a #sbagliare. Paradossalmente, però, ritroverà la grinta per cercare di non farlo.




 
 
 

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